Matthew Cullen e Katy Perry sovvertono l’immaginario legato alla star californiana, con un video retrofuturistico – gli anni Cinquanta americani proiettati in un episodio distopico di Black Mirror – che critica la costruzione mediatica della realtà (dalle lyrics: «so comfortable, we are living in a bubble, bubble/so comfortable, we don’t see the trouble, trouble»).
Questa svolta politica di Perry è credibile? Qualche dubbio sorge spontaneo: non possiamo infatti dimenticare facilmente la propaganda militarista di Part of Me, né tantomeno il sostegno alla campagna di Hillary Clinton, non certo un’anticapitalista o una sostenitrice della teoria critica dei media.
E’ pur vero, però, che nel finale di Chained to the Rhytm, assistiamo ad una illuminazione. Per tutto il video, Perry fa felicemente parte della “massa”, tant’è vero che anche lei corre su quella specie di ruota per criceti dove a turno i personaggi del video salgono, un po’ come se fosse il loro turno lavorativo. La conclusione del suo “turno” è però particolarmente significativa: un controluce di gran effetto incornicia infatti quella che sembra una presa di coscienza. Si noti anche il primo piano finale, dove Perry guarda in camera, con gli occhi sbarrati di chi sembra aver compreso di essere davanti ad un incubo.
Si tratta dunque di una svolta politica autentica, frutto di un processo di riflessione? Oppure ancora una volta il pensiero critico è semplicemente cooptato all’interno di un discorso puramente commerciale?
Il dubbio è lo stesso di tante altre volte: Chained to the Rhytm va infatti aggiunto ad un’ampia casistica di videoclip nei quali le star mettono in scena il processo di “costruzione” della loro identità (ad esempio, Madonna in Hollywood) oppure rappresentano il loro contrastato rapporto con la mercificazione della musica e dell’arte attraverso i processi industriali (impossibile non citare almeno Bachelorette di Bjork, diretto da Michel Gondry).
Si tratta di una contraddizione che nel videoclip – al tempo stesso forma d’espressione artistica e strumento di promozione commerciale – raddoppia d’intensità. E quello che poniamo è forse un dubbio che non si può né tantomeno si deve sciogliere: il nuovo video di Katy Perry è sia becero re-branding, sia denuncia/critica sociale. E’ dentro e fuori al tempo stesso; “contro il sistema” pur essendone parte integrante.